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CasaPound denuncia l’amministrazione a cinque stelle del Tiburtino

I fatti risalgono allo scorso mese di settembre

“Abuso d’ufficio e falso ideologico”. Sono questi i reati che secondo Casa Pound avrebbe commesso il movimento cinque stelle del Tiburtino. I fatti risalgono allo scorso mese di settembre quando ai militanti del movimento di estrema destra è stato prima “rallentato” e poi “impedito” l’accesso ai locali di via Tiburtina 1163 dove si stava svolgendo in entrambi i casi il consiglio municipale. In quelle occasioni i fascisti del terzo millennio chiedevano la chiusura del centro di accoglienza per migranti di via del Frantoio a Tiburtino III, una richiesta che Casa Pound ha rinnovato al Municipio.

La denuncia di Casa Pound

“La prima volta, il 15 settembre, il M5s ha rallentato il nostro ingresso in Municipio facendoci bloccare dalla polizia al piano terra, la seconda volta, il 27 settembre, abbiamo trovato l’ingresso dell’aula consiliare chiuso e sono stato costretto a entrare dalla finestra” ha spiegato a Roma Today Mauro Antonini, candidato presidente alla Regione Lazio. “E’ vergognoso che ai cittadini venga impedito l’accesso in luogo pubblico - ha aggiunto - Oltre all'abuso d'ufficio, abbiamo denunciato alla magistratura la configurabilità anche del reato di falso ideologico, poiché in due verbali, che a tratti sembrano scritti da Totò e Peppino per quanto risultano surreali, sono attestati fatti ricostruiti in modo diverso da quanto realmente accaduto e da noi dimostrato, tra l'altro, con video girati in diretta”.

Le sorti del centro di accoglienza di via del Frantoio

“Il centro di accoglienza di via del Frantoio deve chiudere”. L’idea di Casa Pound in merito al centro di accoglienza per migranti gestito dalla croce rossa non è cambiato: il presidio umanitario ha acceso il dibattito politico e spaccato l’opinione pubblica soprattutto perché a Tiburtino III ci sono movimenti e cittadini convinti che “i problemi del quartiere non hanno il colore dei migranti” (QUI TUTTA LA STORIA). I fascisti del terzo millennio però ne chiedono ancora la chiusura e per i locali “vuoti” Antonini ha già in mente un impegno diverso come “un centro di intervento per il territorio – più nello specifico – un centro antiviolenza, un luogo di aggregazione”. Da qui la lettera aperta al presidente del Municipio e del Consiglio Municipale. 

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