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Giocolandia e Bimbilandia tornano comunali, ma in 70 restano senza lavoro

Le lavoratrici: "Come diamo da mangiare alle nostre famiglie? Noi con la mala gestione non c'entriamo nulla, stiamo pagando un prezzo troppo alto per non aver commesso nulla. Si può togliere il lavoro a chi questo lavoro lo ha portato avanti per anni con serietà e professionalità?"

Dopo la riappropriazione dell'asilo nido 'Bimbilandia' da parte del Comune di Roma, nell'ambito della riacquisizione dei punti verde qualità, nella giornata di ieri, anche il nido 'Giocolandia' del quartiere San Basilio è stato assorbito nella rete di strutture comunali. Il ristorante, la palestra e i campi di calcetto sono stati dati in affidamento provvisorio, in attesa di assegnazione.

Contro la chiusura degli asili nido, che pare scongiurata, come annunciato dallo stesso presidente del Municipio nei giorni scorsi, si sono battuti in tanti, dagli organi istituzionali alla gente comune, comprese le 70 lavoratrici che tra flash mob e manifestazioni in Campidoglio hanno cercato, in questi mesi, di tenere alta l'attenzione su 'Bimbilandia' e 'Giocolandia'. "Gli asili nido riapriranno nel più breve tempo possibile' annunciava il minisindaco Sciascia a margine della chiusura di 'Bimbilandia' ma cosa ne sarà della lavoratrici, dal momento che gli asili riapriranno a gestione comunale? Le 70 lavoratrici dei nidi, ad oggi, sono senza lavoro.

Roma Today raccoglie lo sfogo delle 70 lavoratrici che senza nessuna certezza per il futuro, vivono momenti di angoscia e disperazione. 

"Scrivo per raccontare il disagio e la sofferenza che noi educatrici stiamo vivendo a causa della chiusura con la conseguente perdita del posto di lavoro. E' un problema di una gravità estrema, che sta portando alla disperazione 70 dipendenti che con questo lavoro danno da mangiare alle proprie famiglie. Ci sono vedove, separate, madri e soprattutto donne lavoratrici che ogni giorno si sono presentate al lavoro con professionalità nonostante i disagi che una notizia del genere comporti. Abbiamo lavorato anche quando non abbiamo percepito per mesi lo stipendio. Questo per spiegare quanto un lavoro come il nostro si ami profondamente. Lo abbiamo scelto anni fa e lo abbiamo scelto ogni giorno anche quando le prospettive per il futuro stavano diventando sempre più nere. Nonostante la paura di come poter dare da mangiare ai nostri figli, di come poterli vestire e pagare un mutuo o un affitto, nonostante il nostro animo ha sofferto e soffre anche adesso in un modo inspiegabile, ogni giorno siamo entrate nel 'nostro' nido indossando il nostro camice rosa e accogliendo con il più dolce e rassicurante dei nostri sorrisi i nostri piccolini. Mi permetto di dire 'nostro' perche' un nido è fatto dalle educatrici, dal loro modo di lavorare, dal loro impegno e dalla loro dedizione per un lavoro così straordinariamente bello e delicato. Noi con tutto il resto, con la mala gestione non c'entriamo nulla, stiamo pagando un prezzo troppo alto per non aver commesso nulla. Si può togliere il lavoro a chi questo lavoro lo ha portato avanti per anni con serietà e professionalità? Qualcuno si rende conto di cosa proveranno i piccoli che pur rientrando nelle stanze ormai familiari del nido non troveranno le nostre braccia ad accoglierli per continuare un percorso già iniziato? Qualcuno spiegherà loro che dovranno abituarsi ad altri visi, ad altre voci e questo creerà in loro inevitabilmente momenti di sofferenza? Come glielo spiegheranno? Pensano davvero che basti mantenere la stessa struttura per non creare traumi? Noi educatrici lotteremo fino all'ultimo per difendere il nostro posto di lavoro perchè le ingiustizie vanno affrontate e combattute. Questo non è un lavoro, è la nostra vita e ci crediamo con tutto il cuore".                                                                                                                              

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