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Ponte Mammolo Casal de Pazzi / Via Michelangelo Tilli

Casal de’ pazzi: raffica di multe in via Tilli, i residenti chiedono la segnaletica e le strisce  

Multe e rimozione dei veicoli nella mattina di venerdì. I residenti: "Quarant'anni di abitudine non si cambiano con le sanzioni"

Un risveglio amaro per i residenti di via Tilli a Casal de’ pazzi che nella mattina di venerdì hanno visto portar via le loro auto o, i più fortunati, si sono visti notificare multe per divieto di sosta. La strada, dove le auto sono parcheggiate a spina di pesce, non ha segnaletica né strisce ed è una delle primissime strade del quartiere. 

"Parcheggiamo così da 40 anni"

“Parcheggiamo così da 40 anni, da quando è nato il quartiere e non è mai venuto nessuno a fare le multe ne ad appostare segnaletica alcuna” afferma un residente della strada a Roma Today, “vittima” anch’egli della sanzione amministrativa. “La strada non è scorrimento veloce  e il parcheggio realizzato in questo modo non crea un problema, sì sappiamo che il nuovo codice della strada non lo prevede ma quarant’anni di abitudine non si cancellano con una raffica di multe il 2 agosto” commenta un altro residente. “Parcheggiare a spina di pesce consente a più auto di poter parcheggiare, con una macchina dietro l’altra, il numero delle auto sarebbe ridotto della metà” dice ancora una residente. 

L'affondo del PD: "Percorso vessatorio, solo per fare cassa"

“I cittadini devono essere messi a conoscenza del cambiamento “epocale” mediante l’apposizione di strisce, cartelli e rifacimento del manto stradale” commenta Annarita Leobruni, consigliera dem del Tiburtino che nella mattina di venerdì ha presentato una nota per chiedere di avviare un percorso con la cittadinanza. E per ricordare il documento licenziato lo scorso luglio in  commissione assetto del territorio che tra le altre cose riporta scritto: “Valutare la possibilità di modificare il parcheggio attualmente a spina con parcheggio in fila, di adeguare apposta segnaletica”. Infine l’affondo: “Si è scelto di adottare un percorso vessatorio per quella parte di popolazione di cui ci si ricorda solo per fare cassa” conclude Leobruni. 
 

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