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Pietralata del Frantoio

Via del Frantoio: sgomberato stabile occupato da 25 famiglie

Ieri il V gruppo della polizia municipale ha allontanato 57 persone che nella mattinata avevano occupato uno stabile in via del Frantoio

Cinquantasette persone che avevano occupato abusivamente uno stabile di via del Frantoio, ex sede dei Vigili Urbani, sono state allontanate ieri pomeriggio dal V Gruppo della Polizia Municipale, alla presenza degli operatori della Sala Operativa Sociale del Comune di Roma e del Consorzio delle cooperative sociali.

Gli occupanti, in tutto 25 famiglie, si erano insediate nell'edificio nella mattinata. "I nuclei familiari con bambini - ha spiegato l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma, Sveva Belviso - sono stati ospitati presso centri di accoglienza convenzionati con il Comune di Roma. Per gli altri è stato deciso un servizio di assistenza temporanea in attesa che si liberino nuovi posti nei centri dell'amministrazione comunale".

Sempre nella giornata di ieri, ruggine, memoria e povertà hanno smesso di affollare gli archi secolari dell'Acquedotto Felice, al Mandrione, un simbolo che da sempre ha accolto nel suo ventre i personaggi più tragici della Roma pasoliniana. Sono state smantellate le baracche di alcuni immigrati romeni. Dietro due chilometri delle mura antiche dell'acquedotto si nascondeva, infatti, una sorta di 'quartiere residenziale di poveri' che si ostinano a una vita normale, arroccati in un angolo nascosto tra i reperti archeologici e i binari di una ferrovia.

Molte baracche, alcune di due piani, erano state costruite sotto le volte degli archi dell'acquedotto, diventati delle finestre sulla città. Gli agenti della polizia municipale dell'VIII gruppo hanno proceduto allo sgombero, con l'appoggio dei cittadini della zona

Ora gli occupanti cambieranno posto, alcuni andranno nelle strutture del Comune. La baracca di Cristina e Alessandro, due romeni che lavorano in Italia ma hanno i figli in Romania, in alcuni punti non aveva un tetto, ma loro in otto anni avevano creato un cucinino, un bagno, un posto per dormire e persino un camino. Sotto i loro piedi poco pavimento e molto terreno. "Abbiamo ripulito questo posto dimenticato e pieno di immondizia, ancora oggi qualcuno butta cose vecchie scambiandolo per una discarica. Ora vado via, ma ricordate che anche io ho un Dio", ha imprecato Cristina, mentre aiutata dai vigili ha portato via tutta la sua casa in alcune buste nere. Scorrono ancora storie sotto gli archi ormai luridi dell'acquedotto, linea di confine di un'osmosi mai avvenuta: da una parte la città, il presente normale. Dall'altra gli stranieri che arrivano per lavorare, il futuro che marcisce

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