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Tiburtino Nomentano / Circonvallazione Nomentana

Stazione Tiburtina: "Paghiamo come via Veneto ma siamo invasi dal degrado"

I titolari delle attività di fronte alla stazione Tiburtina vivono ogni giorno una situazione borderline: il degrado è alle stelle e per questo hanno meno clientela, sono poi costretti a pagare una 'Tariffa Rifiuti' di primo livello

Tra prima e dopo l’incendio non è cambiato nulla. Il degrado di fronte alla stazione Tiburtina continua ad esistere in forma più che consistente. Questo è quanto emerso da una serie di quesiti proposti a diversi negozianti della zona adiacente alla stazione.

Da anni il piazzale davanti alla stazione e la zona posta sotto la sopraelevata sono teatro di scene indegne per una Capitale come Roma. I negozianti subiscono passivamente questa realtà dei fatti, lottando ogni giorno per conquistare ciò che gli spetterebbe di diritto: la possibilità di lavorare in pace. Ovvietà che per ora resta desiderio, sogno, per i tanti esercenti presenti nella zona. Ne abbiamo intervistato alcuni per sentire cosa hanno da dire.

“La situazione è molto difficile qui. Lì fuori – racconta con aria rassegnata il titolare di un alimentari che si affaccia proprio sulla sopraelevata – bevono, si drogano, urlano e si picchiano. Tutti i giorni. Negli altri paesi la legge impedisce di bere in strada, evitando certe situazioni”. Lo sguardo basso della moglie dell’esercente esprime pienamente poi il disagio espresso dal marito, che continua: “Il mio alimentari la sera perde molti clienti per questi motivi. Le donne, specialmente, hanno paura quando comincia a fare buio e preferiscono andare a fare la spesa in altri posti, pur abitando qui vicino”.

La Polizia organizza comunque dei turni di sorveglianza (ogni giorno dalle ore 18.00, ndr) ma a tal proposito l’uomo conclude il suo sfogo: “La Polizia gira in auto ma non ferma mai nessuno! A volte è capitato che degli ubriachi entrassero nel mio negozio facendo casino, indisturbati. E’ una vergogna” conclude stringendo a sé la moglie.

Il gestore di un bar di fronte alla stazione conferma poi che “qui fuori bevono e si menano ogni giorno. Spesso si sente il rumore delle bottiglie infrante a terra o chissà dove. La mia attività ne risente perché ogni volta degli zingari vengono a chiedere l’elemosina nel mio bar, disturbando ed infastidendo i miei clienti. L’altro giorno addirittura una donna ubriaca si è sdraiata di fronte all’ingresso (una scena simile l'abbiamo immortalata mentre facevamo queste interviste, ndr), e per mandarla via abbiamo dovuto chiamare addirittura un’ambulanza. Non si può lavorare in queste condizioni”.

Un libraio descrive invece la situazione come “una convivenza forzata”. Pur non vendendo alcolici, ma libri, anche lui appare rassegnato davanti ad una situazione di degrado assoluto: “Sono 17 anni che sono qui e la situazione non è mai cambiata, anzi, ora è peggiorata. Con alcuni di ‘loro’ ci riesco a parlare, con altri è impossibile. Sono costretto a tenere un bastone dietro il bancone ed ogni volta che esco dal mio negozio c’è un fetore di piscio nell’aria che la rende irrespirabile. La clientela nel pomeriggio cala completamente e la chiusura della stazione non fa che peggiorare la condizione per noi negozianti”.

Ma a dimostrazione che i proverbi raramente sbagliano, i negozianti di questa zona ricevono oltre al danno anche la beffa, infatti, il libraio aggiunge: “La vicinanza della stazione rende questa zona di primo livello nel tariffario dell’AMA per la ‘tariffa rifiuti’. Esattamente come il centro e via Veneto. Ciò mi costringe a pagare la tariffa di fascia più alta quando, ogni giorno, devo pulire io stesso il vomito e il piscio fuori della mia attività. Non è giusto”.
 

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